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Let’s Get Paranoid: Taboo for You!!

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No Ice Cream for you! You're on Diet!!!

Se mi presentano una valigia piena zeppa di soldi e mi dicono che posso prendere tutti i bigliettoni che voglio entro pochi minuti perché poi il tesoro sparisce, è chiaro che cercherò di arraffare il più possibile.

Se invece mi dicono che quella valigia non solo rimarrà per sempre, ma, per quanti euro io prelevi, sarà sempre piena zeppa, è assai probabile che non mi comporterò con ingordigia, anzi forse agirò persino con oculatezza, prelevando solo in modo commisurato ai miei reali bisogni.

La metafora è chiara: se prevedo penuria, faccio scorte alimentari (l’abbuffata); se invece sono certa che non mi mancherà mai niente, riesco ad ascoltare i messaggi del mio corpo. Nel secondo caso sicuramente mangio meno e in modo più sano ed equilibrato! Di conseguenza nel lungo periodo riesco a mantenere la forma fisica o persino a perdere peso, se il mio organismo ne ha bisogno.

La prima cosa sbagliata che fa una dieta, infatti, è elencare una serie di tabu (di solito grassi e carboidrati). Questi diventano così i cibi verso i quali ci rivolgiamo in tutti quei momenti extra-dieta nei quali ci sentiamo liberi dalla costrizione del regime alimentare. Che cosa succede allora? Mangiamo oltre le nostre necessità e riprendiamo i chili persi per poi dover tornare alla dieta per porvi rimedio.

Oltre al peso psicologico che questo meccanismo innesca, anche dal punto di vista dell’organismo e del dimagrimento è ormai noto che, non solo non funziona, ma che è anche controproducente. Si tratta dell’effetto yo-yo, noto anche come “ciclicità del peso”. Il processo così definito ha inizio con una dieta ipocalorica che, nel breve periodo, consente di conseguire una perdita di peso corporeo, ma che non è efficace nel mantenimento della perdita di peso nel lungo periodo. Questo anche perchè l’aumento di peso dopo un regime dietetico tende ad andare a carico della sola massa grassa, modificando il rapporto tra massa magra (muscoli) e massa grassa a favore di quest’ultima. Ne consegue quindi un guadagno di chili extra (tutto tratto da Wikipedia).

Ecco perchè il mondo occidentale è pieno di persone a dieta, che conoscono in teoria l’abc di un’alimentazione sana, ma che sono perennemente in sovrappeso.

Allora forse è proprio il caso di buttare nella spazzatura non i cibi tabu che abbiamo nella dispensa, bensì le teorie scientifiche con le quali hanno riempito pagine e pagine di giornali, riviste e rotocalchi, con le quali hanno rimpolpato vacui palinsesti televisivi negli ultimi 50 anni e con le quali stanno adesso invadendo il web.

Buttiamo tutta la teoria accademica e torniamo alla pratica, ovvero all’ascolto attento delle nostre sensazioni fisiche, emozioni, bisogni e preferenze.

Connettiamoci con noi stessi, invece che essere perennemente in rete.

Non e’ facile, ma è l’unico modo che abbiamo per diventare farfalla e non semplicemente un bruco più magro!!!

Se ti interessa l’argomento leggi tutti i miei post nella categoria “alimentazione”.

Let’s Get Paranoid: mi abbuffo perché sono a dieta.

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No Diet, Please

Più si avvicina l’estate, più l’ossessione si fa follia!

Leggo sul portale “VivereDonna.it”: “Sempre e solo una cosa accomuna noi donne… la costante voglia di dimagrire e perdere peso…“. Segue un lunghissimo elenco cliccabile di “tutte le migliori diete veloci dal successo garantito” disponibili oggi sul mercato “così potrai scegliere la dieta perfetta, fatta apposta per te“: la dieta Last Minute del panino, la dieta Veloce dei Tre Giorni, la dieta HCG (500Kcal/giorno + inizioni di ormoni); la dieta della sigaretta (accendere sigarette ad oltranza piuttosto che mangiare), la dieta Americana (tante proteine, zero condimenti), la dieta Drenante, la dieta Senza Sale, la dieta del Lunedi (perdi 1 Kg in 1 giorno), la dieta Metabolica (4 giorni senza carboidrati)… in tutto ben 47 diverse proposte in vista della famigerata prova costume!

Sicuramente la signora in poltrona nell’immagine qui sopra le avrà già provate tutte!

Ma non è ancora chiaro che le diete sono un business miliardario?! Allora smettiamo di cascarci!

Si, di cascarci, perché, oltre a dare i nostri soldi alla già fin troppo “nutrita” industria farmaceutica (dove finiscono tutti gli euro spesi in prodotti light, edulcoranti, pillole dimagranti, beveroni, tisanoreiche…), le diete non solo non mantengono affatto quello che promettono, ma ci fanno ingrassare!

Una dieta, anche la più personalizzata prescritta da un medico, è per definizione un regime di privazione.

Quante volte abbiamo sentito affermare “oggi mangio, tanto settimana prossima prendo appuntamento dal dietologo”, oppure “comincio la dieta lunedi, così oggi posso mangiare”? E “mangiare” di solito significa abbuffarsi, senza alcun ascolto alle nostre sensazioni fisiche di appagamento o di appetito, senza alcun ascolto alle nostre preferenze alimentari del momento: “avrei voglia di frutta, ma siccome tra poco mi metterò a dieta, ordino una millefoglie”.

La dieta modifica i nostri pensieri in questo senso. Fa perdere l’approccio spontaneo al cibo come nutrimento. Terrorizzati dalla penuria che ci aspetta con il regime dimagrante, facciamo il pieno in anticipo. Oppure, sopportato un periodo più o meno lungo di privazioni alimentari per rimettersi in forma in vista dell’estate, di un matrimonio, di una festa importante… ci rifacciamo poi ampiamente con gli interessi (tipico di solito della privazione a maggio/giugno cui  segue l’ingrasso estivo con happy hour, cocktail sulla spiaggia, pizze, fritti, birre e gelati a crepapelle).

L’effetto yo-yo che ne deriva è ormai ampiamente riconosciuto.

E allora? Allora basta, per favore!

L’unico modo per uscire da questa spirale è rifiutare tutte le regole date a priori e re-imparare ad ascoltarsi. Di che cosa ho voglia? Di che cosa sento il bisogno? Ho veramente fame? E’ veramente buono? Mi piace davvero? Lo sto mangiando perchè mi hanno insegnato che non si lascia niente nel piatto? Lo sto mangiando perché non voglio deludere chi l’ha preparato? Lo sto mangiando per non doverlo buttare?

Queste sono le domande che dobbiamo farci, insieme a quella, un po’ paranoica ma forse utile, che è “chi ci guadagna?”

Le risposte possono essere le più svariate, una sola è sicuramente vera: “Io no!”

Zitto e mangia: c’è la torta di cacao e yogurt della nonna Emily!

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Shut up and eat my chocolate cake

Chi l’ha detto che quando arriva l’estate si deve rinunciare al cioccolato?!

I golosi e i bambini possono rimediare con la questa leggerissima

TORTA DI CACAO E YOGURT

200 g di zucchero

60 g di burro

100 g di farina 00

1 uovo

50 g di cacao amaro in polvere

1 bustina di vanillina

1 bicchiere di latte (anche parzialmente scremato)

1 vasetto di yogurt naturale intero

1 cucchiaino di bicarbonato

la scorza di un’arancia non trattata

  • Lavorare burro e zucchero fino ad ottenere un composto cremoso e omogeneo; unirvi l’uovo, il latte mescolato allo yogurt, la vanillina, il cacao e il bicarbonato;

  • Aggiungere un poco alla volta la farina setacciata e la buccia d’arancia grattuggiata;

  • Imburrare e infarinare una tortiera piccola (cm 22) ma dai bordi alti; versarvi il composto e cuocere in forno caldo a 180° C per circa 30 min;

  • Lasciar indiepidire nello stampo per 5 min, poi sformare su di una gratella;

  • Decorare quando il dolce è freddo spolverizzandolo con semplice zucchero a velo o con confettini colorati (Smarties o M&M’s) “incollati” alla torta con una goccina di cioccolato fondente sciolto a bagnomaria.


In alternativa spennellare con una GLASSATURA  così realizzata:

2 bianchi d’uovo

360 g di zucchero

1 bustina di vanillina

6 cucchiai d’acqua (o di caffè amaro nella versione per adulti)

  • A bagnomaria sbattere per 7/8 min tutti gli ingredienti fino ad ottenere un composto sodo come il bianco d’uovo montato a neve fermissima;

  • Spalmare subito tutta la superficie della torta formando poi con una forchetta delle puntine sollevate.


Let’s Get Paranoid: Siamo tutti malati di diete e perché le diete non funzionano

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Dieting doesn't work

Mettetevi comodi.

Si, mettetevi comodi: scendete per un attimo dai tacchi e allentate quel bottone in vita un po’ troppo comprimente o il nodo alla cravatta e… respirate!

Pronti a godervi lo spettacolo?

Già, lo spettacolo: quello di un bimbo alle prese con le sue prime pappe, i primi piattini, i primi gusti e, ovviamente, le sue prime preferenze. I primi “SI” e i primi “NO”.

Sputacchia disgustato o apprezza compiaciuto. E’ tutto molto semplice: piacere-gratificazione o repulsione-allontanamento.

A parte qualche macchia sul vestito, tutto funziona a meraviglia!

E allora perché con noi non funziona così? Ho fame, mangio. Mi appetisce, lo provo. Lo assaggio, mi piace, lo finisco. Non ho appetito, non mangio. Non mi piace, lo lascio. Mi piace ma mi sento sazio, lo allontano.

Che cosa si è frapposto tra noi e questo copione così basic, ma anche così efficace?

Risposta: la cultura. Non siamo più capaci, sembra, di seguire il nostro istinto, non diamo più fiducia alle sensazioni del nostro corpo, non diamo seguito ai suoi messaggi. E invece di ascoltare quello che la natura ci dice, prestiamo orecchio unicamente alle mille voci di una società decadente ossessionata dall’alimentazione, dal cibo e, soprattutto, dalle diete.

Siamo tutti perennemente a regime a qualsiasi età e anche quando non ne avremmo affatto bisogno: la Dukan, la Zona, la dissociata, la pentadieta, … Prima o poi, tornerà, per amore del vintage, anche la dieta punti delle nostre mamme. E se anche non seguiamo un vero e proprio regime stabilito sulla carta, riempiamo i nostri carrelli di cibi alleggeriti, o presunti tali, ci gonfiamo di yogurt snelli, sostituiamo il pasto con barrette plastificate, eliminiamo alcuni alimenti o, peggio ancora, interi gruppi alimentari, esageriamo col caffè perché tanto non ha calorie, saltiamo i pasti, componiamo menu monotematici di solo frutta o solo verdura… E poi c’è la spirale del “dovrei mettermi a dieta”, “incomincio lunedi”, “oggi è festa e quindi posso mangiare oltre misura”, “ho sgarrato un pochino, tanto vale che mi lasci andare del tutto” …

Ovunque in famiglia, al mercato, in ufficio, in spiaggia, ai giardinetti, su facebook, sembra che tutti sappiano perfettamente come nutrirsi per essere belli, sani, in forma, vitali. In teoria.

Insomma, il quadro che ne viene fuori a me sembra questo:

  • poche persone hanno bisogno di seguire un regime controllato e/o di escludere del tutto alcuni cibi (per obesità, intolleranze, allergie, presenza di patologie gravi);

  • sia le persone che sono in sovrappeso, sia quelle che non hanno problemi col girovita vivono perennemente controllate a tavola. Le prime non dimagriscono (o dimagriscono e poi riprendono i kg smaltiti e anche qualcuno di più); le altre vivono comunque male, instaurando un pessimo rapporto con se stessi, col proprio corpo e con uno dei grandi piaceri della vita;

  • ci sono quindi i malati reali e i “malati di dieta”;

  • per questi ultimi le diete non funzionano, anzi generano una pericolosa e autoalimentante forma di ossessione che nei casi peggiori vediamo sfociare in disturbi ossessivo-compulsivi (le tristemente note anoressie e bulimie), e nella maggior parte dei casi intristiscono la nostra tavola e la nostra vita con dubbi, timori e sensi di colpa.

Che cosa fare per uscire da questa cornice così penalizzante per tutti?

Io, che appartenevo alla categoria “malati di dieta” anche se perfettamente in forma, sono tornata ad immaginare il bimbo che sperimenta i sapori per la prima volta. Ho eliminato tutte le idee preconcette, le mediazioni, quello che mi avevano passato, tutto quello che avevo letto, quello che avevo sentito in tv. E ho provato a tornare alle origini.

Alle origini io ci ho trovato VENERE e MARTE!

Venere, il principio del piacere puro, dell’accogliere, il “SI”; Marte, l’archetipo del combattere, dell’allontanare, il “NO”.

Li lascio parlare, sto a sentire che cosa mi suggeriscono in cucina e ai fornelli…

Mi concentro su quello che provo anche solo al pensiero di un cibo.

Se mangio solo ciò che davvero desidero (Venere) e allontano quello che in quel momento non mi piace o non mi appetisce o mi è di troppo (Marte), finisco per mangiare meno (a volte anche meno di quello che prevederebbe una dieta scritta appositamente per me), e finisco per sentirmi bene e in pace con me stessa. Sempre.

Il cibo è energia e nutrimento per il mio organismo e il mio organismo è competente, mi parla, sa molto meglio di me di che cosa ha bisogno e che cosa deve evitare in ogni momento.

Inoltre io non sono mai uguale a me stessa: cambio in continuazione con le ore del giorno, con le stagioni, con il clima, con il ciclo mensile, con quello che mi succede nella vita, forse anche con le fasi lunari. Questi mutamenti sono imprevedibili per me, figuriamoci per un dietologo o per chiunque voglia prescrivermi un regime dato a priori.

Oggi, molto semplicemente, davanti ad ogni piatto visualizzo la mia Venere che si spende solo per il puro piacere e per nessun’altra considerazione di ordine pratico o di convenienza e visualizzo il mio Marte che è in grado di dire di no in modo secco e deciso. E, sorpresa, ho scoperto che il più delle volte Venere ha voglia di re-mineralizzante frutta secca o di una rinfrescante spremuta di pompelmo, di un vitaminico centrifugato, di un pezzetto di parmigiano o di un semplicissimo riso in bianco; mentre Marte è in grado di  allontanare anche la più lussuriosa e pannosa torta di cioccolato.

Ehi, non ci avevo pensato: quasi quasi brevetto il metodo e lo chiamo “La dieta Marte e Venere“, ci scrivo libri, tengo conferenze in giro per il mondo e faccio soldi a palate!!!

Niente caramello dagli sconosciuti

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Cooking show

Crème Caramel

4 uova intere + 1 albume

140 g  + 2 cucchiate a parte di zucchero

1/2 lt di latte intero

scorza d’arancia grattugiata (facoltativo)

  • Lavorare a lungo le uova e l’albume con lo zucchero

  • Aggiungere poco per volta il latte ben caldo  continuando a mescolare

  • Se lo si desidera, aromatizzare con la scorza d’arancia tritata

  • Mettere  2 cucchiate di zucchero in uno stampo da budino adatto alla cottura. Passarlo sul fornello acceso fino a che il calore imbiondisce lo zucchero caramellandolo.

  • Versare nello stampo il composto con le uova e il latte

  • Cuocere a bagnomaria in forno a a 200°C per circa 40 min (il bagnomaria in forno si realizza mettendo lo stampo da budino in una teglia piu’ grande riempita per metà di acqua già calda)

  • Lasciar intiepidire a temperatura ambiente e poi in frigorifero

  • Sformare su di un grande piatto da portare e, volendo, decorare con ciuffetti di panna montata

  • L’ideale è prepararlo il giorno prima di servirlo

Sono s-collocata!

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Senza titolo #65

Ieri la mia amica, nonché personal guru, Anna mi ha segnalato l’esistenza dell’Ufficio di scollocamento (http://scollocamento.ilcambiamento.it/), uno sportello pensato per aiutare le persone a riflettere concretamente su di una possibilità: cambiare vita! Scollocarsi.

Scollocarsi non è ri-collocarsi, bensì collocarsi fuori da un sistema i cui valori non si condividono più, fuori dai suoi schemi precostituiti e omologanti, fuori dalla mentalità del consumo, fuori da uno stile di vita basato su ritmi di lavoro insostenibili e inumani. Scollocarsi non è pensato come una via di fuga, bensì come una via d’uscita alla ricerca di una nuova e personale idea di benessere.

Dalle generazioni che ci hanno preceduto abbiamo ereditato il sogno di una società benestante fatta di famiglie con la seconda casa al mare e la terza casa in montagna, i figli alle scuole private, tutti i week-end e i ponti passati fuori città. Ma questo è appunto un ideale ereditato. E’ ancora attuale? E’ ancora sostenibile? Ma, soprattutto, è il nostro?

Abbiamo bisogno di due auto? (in realtà la domanda che dovremmo porci è se abbiamo veramente bisogno di un’auto…). La formazione scolastica che stiamo dando ai nostri figli o che stiamo programmando per loro (dalle mille attività del pomeriggio dopo la scuola fino all’università e al master) è ancora valida? Sarà in grado di fornire loro gli strumenti necessari ad affrontare il nuovo che è alle porte? Forma delle persone o fornisce solo informazioni facilmente deperibili insieme con i tempi che cambiano?

Sono queste le domande che l’Ufficio di scollocamento invita a porsi. Ma la cosa interessante è che chiede alle persone di suggerirne altre. Nuove domande. Nuovi dubbi.

Ognuno offra poi le sue risposte, segua il suo percorso, si scelga le sue tappe e le sue mete. L’importante è non saltare questa domanda: sono collocato nel posto giusto? quello che questa società mi sta offrendo è veramente quello che voglio o forse sono stato semplicemente attratto da una bella confezione?

Io questa domanda me la sono fatta e già da qualche mese mi sono autonomamente scollocata.

Fino a gennaio avevo uno stipendio a fine mese, ma ero un’infelice statale a tempo indeterminato; adesso non ho quasi mai un soldo in tasca, però ho il mio tempo. Il tempo per osservare, per vedere, per pensare, per ascoltare, per esserci con mia figlia e con la mia famiglia, per aiutare i miei vicini e i miei amici e per scrivere su questo inutile e improduttivo blog!

Dinner is Ready!

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Dinner is Ready!

Chi lo fa più il Polpettone?

Io!

E adesso anche voi…

500 g di polpa di manzo tritata

100 g di parmigiano grattuggiato

50 g di prosciutto cotto tritato

30 g di pangrattato

2 uova

un trito di rosmarino, maggiorana, salvia, timo ed erba cipollina

olio extravergine d’oliva

sale e pepe

  • Lavorare la carne con il formaggio, il cotto, le erbe aromatiche, le uova intere, il sale e il pepe.

  • Dare al tutto una forma di salsicciotto e passarlo nel pangrattato

  • Adagiarlo in una pirofila con 4 cucchiai d’olio

  • Cuocere in forno caldo a 180°C per 1 ora circa

  • A metà cottura girare il polpettone e, se occorre, aggiungere altro olio

  • Attendere un paio di minuti prima di tagliarlo a fette

  • Si puo’ servire caldo, accompagnato da un classico purè di patate, ma anche freddo

Chiedilo a mE – La posta dei lettori

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Chiedilo a mE

Questa settimana si inaugura una nuova rubrica: “Chiedilo a mE

Se hai un problema assillante, una domanda esistenziale ricorrente; se sei alla ricerca di quel piccolo consiglio che ti cambierà la vita o se cerchi semplicemente un suggerimento per migliorare il tuo life-style, indirizza i tuoi quesiti a “Chiedilo a mE”…

Cara mE,

sono disperata. Da qualche mese il mio lavoro è diventato un vero e proprio incubo: i miei capi si divertono a giocare a poliziotto buono/poliziotto cattivo e io mi ritrovo senza un dirigente che sia in grado di ascoltarmi. Con la scusa di un’attività da responsabile, sono stata invece demansionata. La mole di lavoro è insostenibile e l’ufficio si trova perennemente sottorganico. Lavoro come un automa senza riuscire a dare alcun valore aggiunto a ciò che faccio. Non mi lasciano prendere ferie o permessi perchè le scadenze incombono in continuazione. Lavoro tantissimo e non basta mai. Mi sento schiava della mia scrivania. Sono stanchissima. Respiro male. Sono arrivata persino a perdere il sonno per la rabbia e le preoccupazioni. I rapporti con le mie colleghe diventano ogni giorno più tesi. Anche le relazioni familiari sono messe a repentaglio perché sono nervosa e poco disponibile e parlo solo di lavoro. Ho perso ogni residuo senso dell’umorismo.

Il servizio che fornisco è di pessima qualità. Molti utenti sono persone frettolose, sgarbate e arroganti.

Nei quasi 10 anni di lavoro in questo Ente mi sono progressivamente sempre più allontanata dalla mia formazione e le tematiche che mi trovo ad affrontare ora mi sono estranee, per non dire del tutto aliene.

Ovviamente ho provato a chiedere un trasferimento. Ho provato persino a chiedere un’aspettativa senza stipendio. La risposta è sempre stata la stessa: no. Stavo pretendendo troppo.

Che cosa mi rimane da fare? Come posso, con i tempi che corrono, buttare alle ortiche un contratto vero?

tua

Indeterminata Disperata

Cara Indeterminata Disperata,

di qualsiasi tipo siano i tempi che corrono, ti sei praticamente risposta da sola: se il tuo fine è salvare il tuo lavoro, allora rimani e lotta! Prova a cercare un interlocutore più in alto dei due squallidi furbastri, docenti emeriti di mobbing applicato, con cui sei capitata. Scrivi, denuncia, fai causa, datti da fare, non mollare, insomma.

Se il tuo fine, invece, è, come mi sembra, salvare te stessa per tornare a fare qualcosa che ti assomiglia di più, allora licenziati in tronco, non sprecare ulteriori energie in compianti e recriminazioni e trasformati da Indeterminata Disperata a Determinata Serena!

tua

mE